Le visite di Carla alla scoperta della chiesa di Santa Maria del Soccorso a L’Aquila

 Santa Maria del Soccorso, L’Aquila

 

Ciao come va? Sappiamo bene che sono tempi duri, in cui dobbiamo stare a casa a leggere o a vedere bei film e io non posso più portare i miei amati turisti a scoprire le bellezze di Roma o de L’Aquila oppure a fare shopping… e penso a quel profumo che vorrei tanto comprare. Però potete usare questo tempo, ad esempio, per pianificare il vostro prossimo tour.

Appena questa situazione finirà, prometto che vi porterò a spasso tra le bellezze di Roma e gli affascinanti vicoli della mia città, L’Aquila, e proprio ad un suo gioiello artistico e architettonico voglio dedicare questo post.

Grazie ai restauri riusciamo a capire ogni giorno di più il ruolo politico e culturale che la città ha avuto nel rinascimento.

Oggi vi porto a visitare virtualmente la chiesa della Madonna del Soccorso, meglio conosciuta dagli aquilani come “chiesa del cimitero” perché quattrocento anni dopo la sua costruzione (1469-1472), proprio accanto ad essa, dove c’erano gli orti dei monaci benedettini olivetani a cui fu affidata la chiesa, venne costruito il nostro cimitero.  Il Cardinale e il Camerlengo dell’Aquila chiesero a Papa Sisto IV che la chiesa fosse data all’ordine benedettino degli olivetani, scelta accolta anche per la grande benevolenza ed aderenza tra la dinastia aragonese del regno di Napoli e la congregazione del Monte Oliveto.

La sua costruzione incominciò tre anni dopo la basilica di San Bernardino, in località la Torre (oggi Torretta) per volontà del Cardinale Amico Agnifili e finanziata dal ricco commerciante e mecenate Jacopo di Notar Nanni. A quell’epoca, lì c’era una piccola edicola sacra con un’immagine miracolosa della Vergine con il Bambino a cui gli aquilani erano molto devoti e Lei andava in loro soccorso. Allora il Cardinale Agnifili decise di costruire una cappella ma la devozione verso quest’immagine aumentò a tal punto che fu necessario costruire intorno alla cappella una chiesa che fu realizzata con il sostegno economico di Jacopo Notar Nanni.

La facciata, come possiamo vedere, è molto semplice, con un portale e un rosone in pietra bianca e rossa che richiama alla mente quelle di Santa Maria di Collemaggio e della fontana delle 99 cannelle. Il portale lapideo è finemente scolpito e nella lunetta che lo sormonta c’è un affresco di Paolo di Montereale che rappresenta la Vergine e il Bambino tra due figure di Santi: uno, vescovo, raffigura il Cardinale Agnifili, l’altro, nelle sembianze di San Giacomo Apostolo, allude a Jacopo di Notar Nanni

Una volta varcata la soglia ed entrati in questa chiesa si ha la sensazione di essere di fronte a un qualcosa di molto spoglio, le pareti sono tutte bianche, la pianta è a croce greca longitudinale, a navata unica con le volte ogivali. Per poter apprezzare appieno la sua magnificenza bisogna andare verso il transetto. Lì sono conservati dei veri capolavori. A destra c’è cappella con l’affresco miracoloso della Vergine con il Bambino.

Sin dalla seconda metà del quattrocento questo dipinto è incastonato in uno dei capolavori del rinascimento abruzzese; un tabernacolo color cielo e oro realizzato da Giovanni di Biasuccio che con la sua decorazione plastica, che rimanda alle terre toscane, esalta la Vergine Maria soccorritrice dell’industrioso popolo aquilano in ogni momento della loro vita individuale e comunitaria. Il tabernacolo è una sorta di sacello eucaristico. Oltre a questo capolavoro si possono ammirare anche due monumenti funebri quello di Jacopo Notar Nanni e di Luigi Petricca Pica realizzati entrambi da Silvestro da L’Aquila.

Molto suggestiva è l’edicola entro la quale si trova la tomba del banchiere Pica perché c’è un affresco che rappresenta la deposizione di Cristo circondato da Santi.  Oltre a queste opere d’arte bisogna ammirare l’intradosso dell’arco trionfale, che dà sull’altare maggiore e sul coro ligneo del XVI secolo, sono rappresentati San Mosé, Davide, Isaia e Geremia.

Questa chiesa è davvero uno degli esempi di architettura religiosa aquilana tardo- quattrocentesca (XV sec) che merita di essere conosciuta e amata.

Dopo questa pandemia vi consiglio veramente di venire a visitare L’Aquila, una città meravigliosa che come l’araba fenice sta rinascendo più bella di prima.

A breve scriverò un altro post su questa città e sulla sua voglia di farcela e vi porterò a scoprire i profumi dei sui vicoli…

A presto e mi raccomando andrà tutto bene se restiamo a casa!

                 

I commenti sono chiusi